giovedì 19 dicembre 2013

THE WALKING DEAD: impressioni a caldo (SENZA SPOILER) sulla seconda stagione videoludica

Il bello/brutto di scrivere un blog piuttosto che caricare video è che "forza" una persona impulsiva come me, fatta di flussi che durano da Natale a Santo Stefano, a frenarsi e a razionalizzare questi flussi. Per entrare nello specifico: stavo scrivendo da un paio di giorni un post riguardante l'evoluzione di Youtube, poi è arrivato un fulmine a ciel sereno ieri notte che mi ha spinto a mettere in stand by quel post e a buttarmi su quel fulmine. Fossi stato su Youtube avrei fatto all'istante un video, buttandoci dentro, razionalizzando il meno possibile, tutte le sensazioni che quel fulmine mi ha dato. Col blog "mi tocca" razionalizzare quel fulmine a ciel sereno.

E quel fulmine a ciel sereno è stato il primo episodio della seconda stagione videoludica di The Walking Dead made in Telltale.

Quando l'anno scorso il primo capitolo venne incoronato come gioco dell'anno ci fu la rivolta dei bimbimin...no, diamo i nomi corretti alle cose: dei coglioni. "Ma come? Un'avventura grafica miglior gioco dell'anno?! Ma l'hai vista la grafica così poco curata? E le texture? E poi non puoi fare niente! Non si spara a nessuno!" perché per il coglione videoludico odierno, videogame è sinonimo di fps sparaflescioso e le caratteristiche fondamentali del genere "avventura grafica" sono dei limiti di giocabilità, non, per l'appunto, le connotazioni di uno specifico genere. Ma, al netto dei coglioni, The Walking Dead era un piccolo capolavoro, un'esperienza emotiva tra le più forti che io abbia provato con un videogioco o con qualunque altra opera narrativa su qualunque altro media. Non privo delle naturali falle che questo genere può avere (dialoghi che non sempre si raccordano perfettamente su tutti), ma era riuscito ad essere qualcosa di ben più strutturato del classico "gioco tratto da". È diventato parte organica del già complesso universo narrativo imbastito da Robert Kirkman, un gioco rispettoso dei canoni da lui imposti alla serie a fumetti ma in grado di implementare una serie di sfumature alla storia e alle emozioni dei sopravvissuti all'apocalisse zombie migliore di tutti i tempi. Non posso negare di aver amato o, in alcuni casi, odiato tutti i personaggi della prima stagione come fossero delle persone vere, reali e credibili in tutte le loro certezze e contraddizioni. E poco importa se questa espressività e questa tridimensionalità dei personaggi è limitata dallo stile cartoon utilizzato (incredibilmente vicino ai due disegnatori della serie, agli antipodi per stile, Tony Moore e Charlie Adlard.), quando si arriva al finale della prima stagione, non si può che piangere. 


Le mie aspettative su questo capitolo erano altissime, specialmente dopo un DLC, 400 days che mi aveva lasciato quantomeno stranito (dopo il cliffangher della prima stagione non mi aspettavo un "colpo di spugna" del genere) non vedevo l'ora di tornare a quello che avevo lasciato poco dopo i titoli di coda della prima stagione. È presto per dirlo, avendo giocato solo l'unico capitolo finora uscito...ma le aspettative sono state ampiamente soddisfatte. È lo stesso gioco che abbiamo amato, ma è cambiato tutto. Se qualcuno pensava che il fato sarebbe stato più indulgente nei nostri confronti visto che in questo capitolo vestiamo i panni della piccola Clementine...beh, attaccatevi al cippardone. L'adrenalina sale a mille già nei rapidi ma radicali sconvolgimenti che precedono i titoli di testa, per poi ritrovarci in un mondo nuovo e con una nuova Clementine, indurita dalle tragedie vissute e dagli insegnamenti di Lee Everett, eroe per caso e mentore per necessità della prima stagione. Ed è inevitabile fare un paragone con la serie a fumetti. Il bello di The Walking Dead (uno dei tanti lati belli) è quello di mostrarci un'apocalisse zombie sulla lunga durata, facendoci vedere come possa cambiare la vita e i rapporti tra le persone non soltanto nell'imminenza dell'arrivo degli zombie ma nel perdurare della situazione. E il metro migliore per vedere tutto ciò sono i bambini che crescono in questa apocalisse. Carl Grimes, nel fumetto, è passato dall'ingenuo bambino senza un incisivo al freddo e distaccato piccolo uomo degli ultimi numeri. 



E il cambiamento è ancora più forte in Clementine, che nel primo capitolo era il simbolo della speranza, la speranza in un mondo migliore che Katja ci ricordava di non perdere nei primi giorni dopo il contagio ma che, adesso, sembra essere molto più lontana. E così nel procedere del fumetto, anche nel videogioco il mondo è cambiato ed è diventato più duro, più diffidente...ed è sempre più utile uno dei tanti suggerimenti dati da Lee a Clem: non fidarti di nessuno



Dal punto di vista del gioco in sé io mi sono affrettato a reinstallare il primo e a rigiocarlo per giocare questa seconda stagione con le MIE scelte e non con scelte random. Per adesso non sembrano aver influenzato troppo il gioco se non per alcuni dialoghi e per alcune chicche nascoste. Per quello che riguarda i comandi sono stati semplificati, aggiungendo qualche "mini game" in più rispetto al primo episodio e al DLC (quando ci arriverete capirete cosa intendo). Che dire...DATEMI NAU IL SECONDO EPISODIO! DEVO SCOPRIRE....no, ho detto niente spoiler.

P.s. Il trailer è DAVVERO bastardo. Guardatelo dopo aver giocato il capitolo e ditemi se non ho ragione.


3 commenti:

  1. Maledetta sia la struttura a capitoli. Maledetta nei secoli dei secoli.

    Non ho il dono della pazienza. Non sono in grado di "assaggiare" qualcosa e poi attendere che arrivi il resto. Ho iniziato a guardare Game Of Thrones una sera per caso, e 3 giorni dopo mi ero già fulminato 2 serie complete. E avevo già ordinato la collana completa da Amazon. E maledivo già Martin perché non si da una mossa a scrivere.

    Darmi un gioco un pezzo alla volta è troppo per me. Darmi, poi, un CAPOLAVORO un pezzo alla volta è un crimine. Una tortura. Una mostruosità. Sadici maledetti.

    Per questo, mi dispiace (davvero, col cuore, mi dispiace) ma TWD non lo compro adesso. Lo prenderò a stagione finita, per giocare tutto e subito. Non potrei farcela un capitolo per volta. Mi dispiace.

    Godetevelo anche per me, ci vediamo alla fine.

    RispondiElimina
  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  3. I TellTale li amo e li odio allo stesso tempo: li amo perché, a differenza di molti altri videogiochi, riescono a creare un grandissimo filo narrativo, che cattura il giocatore in una morsa e non lo lascia più andare. Dividere un videogame in episodi, in effetti, aumenta notevolmente il grado di interesse nel giocatore, ponendogli il classico dilemma del "Che cosa succederà dopo? Devo assolutamente scorpirlo!". E proprio per questo li odio. Se da una parte è vero che questa "strategia" permette di fare molta presa sul pubblico, dall'altra (parlo per me) il "mangiare un dolce a bocconi" proprio non lo sopporto. Le emozioni che mi trasmise il primo titolo sono indescrivibili e penso che giocare gli episodi separati avrebbe smorzato non poco la mia intera esperienza. Ecco perché anch'io giocherò a questa 2° stagione solo quando essa sarà completata, anche se dovessi aspettare fino a metà del 2014.

    RispondiElimina

Google+